Terrapolis si configura come un progetto di permacultura sociale che nasce dall’esigenza di trovare sistemi di responsabilità condivisa gioiosa nello scenario di incertezza e confinamento della pandemia. Prevede la costruzione di diversi elementi sinergicamente progettati per mettere in relazione umani e non umani attraverso una reciprocità simbiotica e benefica. Un orto secondo natura, un pollaio con diverse specie avicole, una stalla per capre e una serra per le germinazioni sono i nodi attorno al quale si intrecceranno molteplici realtà sociali, da adolescenti a soggetti vulnerabili a coloro a rischio marginalità. Costruendo e curando insieme queste aree auspichiamo l’emergere di configurazioni condivise solidali che superino il principio di autosufficienza dei singoli sistemi viventi e attivino forme di vivere condiviso. Compostazioni che stratificandosi nel tempo generino un fertile humus sociale per sperimentare processi di con-divenire.
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Terrapolis [...] è aperta, terrena, indeterminata e multi-temporale [...] sta per specie compagne, [...] per «compost». Terrapolis è in atto [...] lascia spazio a compagnie impreviste. Terrapolis è [..] un’equazione per un’infezione rischiosa e cronica, per epidemie di problemi promettenti, per la permacultura. Terrapolis è il gioco [...] della responso-abilità. Terrapolis è ricca di mondo [...] di compost e inoculata contro l’eccezionalismo umano, ed è ricca di humus: Terrapolis è pronta per una narrazione multispecie. Haraway, Chthulucene, 22–23.
La recente pandemia e i conseguenti problemi sanitari, economici e sociali hanno avuto un enorme impatto in innumerevoli pieghe del tessuto sociale lacerando e allo stesso tempo rammendando trame e relazioni. Questo non solo a livello macroscopico. Scavalcando la visione del sistema immunitario come un confine bellico che divide la normalità dalla patologia e che pone nella narrativa mediatica e politica il virus come il nemico da combattere riusciamo forse ora più che mai a vederci come sistemi permeabili e inestricabilmente coinvolti in ecologie di sistemi complessi. La pandemia non è infatti slegata dalla crisi ecologica e I discorsi che abbiamo visto emergere durante le quarantene del ritorno di specie selvatiche e di una “natura che guarisce” tendono ad offuscare la responsabilità delle attività antropiche nella crisi ecologica odierna facendo leva sulla feticizzazione di una presunta automatica capacità di ripresa della natura. Questa rinascita ha invece bisogno di un sforzo multispecie attivo e costante, di legami sociali che inneschino modi di responsabilità condivisa. Terrapolis vuole rispondere all’odierno “ecocidio” inteso come il disastroso disordine della regolazione degli ecosistemi su scala globale configurandosi come uno spazio per ritagliare margini di autonomia e misurare la nostra capacità di azione e responso-abilità a livello locale. Eludere così quel senso di impotenza di fronte a problemi di tali dimensioni ed evitare di cadere in una passività nichilista o in un complottismo disperato.
nessun organismo può diventare sè stesso senza l’assistenza di altre specie Tsing, ‘AURA’s Openings: Unintentional Design in the Anthropocene’, 46.
A dispetto dell’abbondanza di terreni a uso privato per attività orticole, confrontandoci con la comunità locale è emersa la mancanza di spazi verdi adeguati a disposizione di associazioni, gruppi informali e enti del terzo settore per sperimentare attività di produzione dal basso. Con Terrapolis vogliamo fornire una possibilità di cittadinanza attiva attraverso uno spazio-tempo che inneschi processi di integrazione e coesione sociale dove cimentarsi in attività di costruzione e cura condivisa. Un terreno di collaborazione tra partner umani e non umani dove costruire intrecci e reti sinergiche per imparare a con-divenire in un mondo più abitabile. Terrapolis vuole porsi come campo di incontro per costruire forme di socialità, condivisione e co-responsabilità tra persone, piante e animali. L’obiettivo principale del progetto è creare un sistema resiliente dove condividere energie e risorse, coinvolgendo persone con differenti esigenze e capacità favorendo così l'arricchimento e la valorizzazione reciproca.
Il rinnovato bisogno di socialità in seguito ai confinamenti nella pandemia viene affrontato ponendo come centrale una visione collaborativa dove il bene personale non può che essere soddisfatto attraverso la costruzione di un bene comune, dove bene individuale e collettivo non sono visti in contraddizione ma come l’uno necessariamente incluso nell’altro. Sotto questo aspetto la sfida è di tirare fuori le persone dalla propria zona comfort, dalla sicurezza e protezione confortevole del proprio orto privato e di sperimentare in prima persona la bellezza della condivisione e del lavoro di gruppo. Così come per la Fondazione Comunitaria del Varesotto è nostra intenzione “mitigare gli effetti del Covid-19 sul territorio”. In tempi di crisi economica conseguenti alla pandemia e all’inesorabile incremento di impalpabili mercati globali, attraverso la produzione dal basso vogliamo ridare un senso di possibilità sperimentando in prima persona come la produzione alimentare sia alla portata di ciascuno. Attraverso l’attività orticola e di allevamento intendiamo renderci consapevoli che I sistemi di produzione possono rimanere in una dimensione tangibile portando con sé il piacere e senso di riappropriazione del soddisfacimento dei propri bisogni. La modalità con cui Terrapolis si pone rispetto alla produzione vuole sganciarsi da ottiche intensive e iper-produttiviste e proporre invece ritmi e pratiche adeguate alle necessità fisiche, psichica e sociali di tutti I soggetti umani e non umani coinvolti. Il nostro obiettivo è valorizzare la natura e l’ambiente sempre consci dell’inestricabile rapporto delle reti umane con essi e della conseguente responsabilità che dobbiamo assumere non dinanzi ma dentro a essa.
Le figure volontarie che collaborano al progetto sono fondamentali per la buona riuscita e per garantire la continuità e lo scambio, essendo lo scopo quello di creare ricchezza sociale piuttosto che materiale è necessario in questa prospettiva formulare economie del dono, circolari e slegate dal lavoro salariale e dal dictat del profitto. In questo scenario il soddisfacimento della cura richiesta dai diversi attori del progetto, umani e non umani, vuole configurarsi come un moto spontaneo trascinato da desiderio, affinità e mutualismo che può - forse solamente - emergere da una presenza libera e volontaria.
Il progetto viene gestito dall'Associazione Amici de La Schola e dalla partecipazione diretta dei suoi membri in quanto volontari già attivi nella manutenzione degli spazi che ospitano il progetto. La partecipazione de Il Millepiedi e della Comunità percorsi sta continuando "fuori progetto", come scrivevamo nella stesura iniziale infatti:
Terrapolis si configura come un sistema in con-divenire che fluisce in una temporalità scandita ma aperta, in armonia con i ritmi naturali e senza un termine prestabilito. Non prevediamo una vera e propria fine, ci auguriamo invece che il progetto prenda una strada autonoma e autosufficiente trovando un equilibrio stabile e duraturo. Attraverso questo progetto la nostra associazione avrà modo di infittire la propria rete relazionale e divenire maggiormente un punto di riferimento per la sperimentazione culturale sul territorio. Ci aspettiamo che nei fruitori del progetto si intensifichino le relazioni esistenti e se ne creino di nuove attraverso lo scambio con l’ampia rete di soggetti coinvolti. Con Terrapolis auspichiamo, anche attraverso uno scambio intergenerazionale, un accrescimento a livello personale delle competenze relative all’autoproduzione di beni alimentari e di gestione di pratiche agricole e di allevamento che possono poi riverberarsi nella comunità locale e innescare nuovi progetti di produzione e auto-produzione dal basso.
Amici de LaSchola gestisce gli ampi ambienti de LaSchola con l’ambizioso intento di trasformarli in un organismo vivente, un sistema che sia più della somma delle sue parti, uno spazio di crescita, ricerca e condivisione. L'obiettivo è di intrecciare persone, esperienze e punti di vista in una realtà complessa e dinamica che graviti attorno al tema centrale della sperimentazione e condivisione di pratiche educative. L’associazione e gli spazi de LaSchola sono storicamente affini a pratiche condivise di orticoltura, avicoltura e cura degli spazi verdi messe in atto dai suoi stessi soci e abitanti la cui eterogeneità assicura importanti scambi intergenerazionali. Durante l'anno 2020/21 l’associazione ha organizzato un lungo Corso di Progettazione in Permacultura facendo proprie le etiche e i principi che trainano le diverse tecniche per la costruzione di sistemi, terreni e comunità resilienti ispirati ai modelli naturali. Parallelamente ha sviluppato il progetto Bihospitalis: Ospitare la biodiversità realizzando nel parco de LaSchola un percorso didattico per favorire la biodiversità. In collaborazione con la riserva Lipu Palude Brabbia e la Scuola primaria A. Manzoni di Morosolo si sono tenuti numerosi incontri e laboratori per la costruzione di habitat ospitali quali uno stagno, aiuole fiorite per gli impollinatori, bug hotels e un'area dedicata alle specie immaginarie. Attraverso il progetto Terrapolis desideriamo estendere le tappe di questo percorso e le relazioni funzionali tra esse integrando nuove dimensioni di socialità.
Sandro
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Crediti
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