Il Sangha del martedì

Imparare a stare nella presenza amorevole, accogliendo istante dopo istante quello che accade, mentre accade, qualsiasi cosa sia, in maniera intenzionale, curiosa, non giudicante può davvero cambiare le nostre vite. Fermarsi e non fare nulla, darsi tempo, scoprire che siamo seduti sopra una miniera meravigliosa, incontrarci poco a poco è tutto quello che sperimenteremo.

Non ci sarà nulla da cercare, nessun esercizio da fare, niente aspettative. Non avremo risultati da raggiungere, non ci sarà un modo giusto o sbagliato di praticare, ma solo il tempo della scoperta da coltivare con coraggio, onestà, trasparenza e costanza.

Sedendoci in raccoglimento, potremo semplicemente entrare in contatto con ciò che è già presente, il diamante grezzo che giace in ognuno di noi: la nostra calma presenza, il respiro che respira da sé, il cuore che batte da sé, il sentire del corpo che continuamente muta, ma anche il nervosismo, le tendenze della mente, il richiamo delle abitudini, l’irrequietezza, il torpore. Cogliere e accogliere con gentilezza quello che incontreremo farà la differenza rispetto al nostro abituale modo di vivere.

Scopriremo allora che la sofferenza nasce inevitabilmente, come dice la psicologia buddhista, dall’ignoranza e dalla nostra tendenza a sviluppare attaccamento per ciò che ci procura piacere, avversione per ciò che ci disturba, noia per ciò che ci è indifferente. E che abbiamo una via alternativa da percorrere per poterci sentire più sereni, una via che non ci richiede di cambiare nulla, di cercare nulla, ma semplicemente di essere presenti nel qui e ora, di comprenderci e di amarci così come siamo, consapevoli dell’impermanenza e dell’interconnessione di tutte le cose.